
Al Museo della Siritide di Policoro si è appena concluso un progetto che racconta il futuro della cultura attraverso la tutela del passato. Si tratta di “PNRR digitalizzazione OGGETTI”, un’iniziativa di grande valore scientifico e tecnologico che ha impegnato per mesi il Consorzio Sapio di Potenza in un lavoro di documentazione e digitalizzazione del patrimonio archeologico custodito nei depositi museali.
Con il contributo di un team altamente specializzato — Vincenzo Fundone, Linda Parisi e Antonella Giotta — sono stati fotografati e digitalizzati oltre 5000 reperti, tra ceramiche, oggetti in metallo e manufatti provenienti dagli scavi della Siritide, uno dei territori più ricchi di testimonianze della Magna Grecia.
Un lavoro attento, paziente e meticoloso che darà vita a un catalogo fotografico digitale completo e accessibile, una risorsa preziosa non solo per gli studiosi e gli addetti ai lavori, ma anche per studenti, ricercatori e appassionati di archeologia.
Il progetto rientra nel Piano Nazionale di Digitalizzazione del Patrimonio Culturale (PND), promosso dalla Digital Library del Ministero della Cultura nell’ambito del PNRR M1C3 1.1.5 “Digitalizzazione del patrimonio culturale”.
L’obiettivo è ambizioso: costruire un sistema digitale unitario e integrato che permetta di conservare, valorizzare e condividere il patrimonio culturale italiano in modo innovativo, rendendolo fruibile anche a distanza e per le generazioni future.
Questo intervento a Policoro si inserisce in una più ampia strategia di innovazione che coinvolge i Musei Nazionali della Basilicata, impegnati in un processo di rinnovamento che coniuga la tutela della memoria con le tecnologie più avanzate.
Non si tratta solo di digitalizzare oggetti, ma di ricostruire narrazioni, di restituire alle comunità locali e al pubblico globale il valore vivo del patrimonio lucano, permettendo una nuova forma di conoscenza e partecipazione.
Il Museo della Siritide, già custode di straordinarie testimonianze dell’antica Heraclea, diventa così un laboratorio d’innovazione culturale, in cui passato e futuro si incontrano nella precisione di un’immagine ad alta risoluzione e nella potenza dei dati digitali.
“Dietro ogni reperto digitalizzato – affermano i curatori – c’è un frammento di storia che torna a parlare grazie alla tecnologia. È un modo per garantire che la memoria non si perda, ma si rinnovi.”
Un lavoro silenzioso, ma fondamentale, che segna un passo importante per i musei della Basilicata: un patrimonio che si apre al mondo, custodito con rigore e restituito con visione.
La Redazione
