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Era il 23 novembre del 1980.
Sembrava una domenica come tante, quando due scosse di terremoto distanti pochi secondi l’una dall’altra colpirono un'ampia area dell’Appennino Meridionale, tra l’Irpinia e la Basilicata.
Un sisma del 9-10 grado della scala Mercalli, con un epicentro di circa 30 kilometri di profondità, i cui effetti devastanti non risparmiarono il nostro Vulture, né le province di Avellino, Salerno e Potenza.
687 comuni colpiti, oltre 5milioni di abitanti coinvolti, più di 2mila morti, 10mila feriti, 300mila sfollati.
Soccorritori, provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo, si riversarono tra le 77mila costruzioni distrutte e le 275mila gravemente danneggiate.
Un'immensa tragedia che in 90 secondi spense la vita di intere comunità.
Diverse testimonianze ci parlano di una giornata insolitamente calda, quasi come se la terra stesse ribollendo nell'attesa di esplodere.
L'assordante boato di quel giorno tuona ancora nelle membra dei sopravvissuti ed è percepito come uno spartiacque che introduce un tempo storico fatto di sofferenza, ma anche di speranza, aggregazione e voglia di riscatto.
La scrittrice rionerese Maria Antonietta Chieppa racconta:
"I ragazzi più attivi politicamente organizzarono la raccolta viveri.
Grande fu la partecipazione di giovani che vennero da tutte le regioni e che, con base a Rionero, portavano aiuti nei paesi disastrati.
C'era la voglia di aiutare, ma anche di cambiare.
Si ripensava alla ricostruzione per riscattare il Sud.
E poi la storia ha fatto la sua parte".
I ricordi dell'autrice riaffiorano non soltanto tra le sue preziosissime parole, ma anche tra i colori di un'illustrazione estemporanea, frutto di un'urgenza emotiva che voleva fermare il tempo e affidare al futuro una testimonianza di quel momento:
"L'ho realizzata il giorno dopo, alle ore 11:29.
Non avevo la macchina fotografica e ho disegnato per immortalare quel momento".
Un'immagine struggente, che sopravvive al terrore e guarda ad una rinascita che ancora tarda ad arrivare nella nostra amara regione.