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Al di là del funzionamento di enti e consorzi e della cattiva gestione, quello che la regione non deve permettere è aumentare i costi di produzione per l'acqua per i piccoli agricoltori con l ‘aumento dei canoni irrigui già oggi insostenibili. Le piccole imprese agricole creano occupazione diretta, mantengono la popolazione sul territorio, contribuiscono alla difesa del suolo e combattono il dilagante disseto idrogeologico. Sono già vittime della speculazione delle filiere commerciali e industriali in agricoltura sostenute anche da organismi datoriali e sindacali di settore che impongono i prezzi sul mercato agricolo (non tutelato da nessuno). La regione può tranquillamente battere cassa su petrolieri e sulle attività industriali insostenibili (anche le acque minerali) e che sono fuori da qualsiasi economia circolare. Il consumo di acqua nei processi petroliferi è esponenziale; per un barile di petrolio (156 lt) estratto occorrono circa 8 barili di acqua. Se poi si estraggono oltre 100.000 barili al giorno, sono decine e decine di milioni di mc all’anno di acqua consumata; tutta questa acqua poi si trasforma in rifiuti tossici e radioattivi che non si sa come trattare e smaltire e che costituisce un serio pericolo per le stesse produzioni agricole. Le compagnie petrolifere hanno realizzato utili record nell’ultimo anno rispetto ai piccoli agricoltori che invece rischiano di fallire. I paventati provvedimenti regionali in materia di aumento delle tariffe per acqua e irrigazione rischiano di impoverire ulteriormente i piccoli agricoltori, che diventano inoltre vittime di banche e usura. Servono invece politiche regionali a difesa degli agricoltori, delle loro famiglie e della piccola proprietà contadina che non hanno ceduto ai ricatti degli speculatori che vorrebbero prendere possesso dei suoli per creare nuovi latifondi dove realizzare i propri profitti.
 
COMITATO "NO SCORIE"