Francesco Mangiacapra, ex avvocato e gigolò campano, ha consegnato un dossier di 1300 pagine alla Curia di Napoli all’ interno del quale ha denunciato, pubblicamente, i nomi e le perversioni sessuali di oltre cinquanta preti gay del Mezzogiorno. Tra le diocesi più coinvolte c’ è quella di Tursi Lagonegro in Basilicata.  Dal dossier emerge che la condotta sessuale di questi preti è abituale e reiterata e, secondo Mangiacapra, in alcuni casi tollerata dalla Chiesa. Il vescovo di Tursi-Lagonegro, Monsignor Vincenzo Orofino, ha chiesto scusa per quei sacerdoti che non “hanno tenuto un comportamento consono alla grazia sacramentale ricevuta in abbondanza, procurando  ‘turbamento’ e ‘scandalo' “, auspicando che “il fango diventi mattoni per la Chiesa”.

POTENZA – Il vescovo della diocesi di Tursi-Lagonegro, monsignor Vincenzo Orofino, «in modo del tutto precauzionale, ha già incontrato singolarmente i sacerdoti i cui nomi, a vario titolo, sono apparsi sulla stampa» come quelli che sarebbero citati nel «dossier» sulla rete dei preti gay che l'escort Francesco Mangiacapra ha consegnato nei giorni scorsi alla curia di Napoli. Lo ha annunciato la stessa curia di Tursi, precisando che «ad oggi, nessuna copia del 'dossier Mangiacapra" è stato trasmesso alla curia di questa diocesi. Solo lo studio attento e competente del 'dossier' – è stato spiegato – potrà far emergere eventuali responsabilità e permettere alle autorità ecclesiastiche di prendere le decisioni più opportune, secondo le vigenti norme della Chiesa».La curia, inoltre, ha sottolineato che alla diocesi di Tursi-Lagonegro «non sono mai arrivate lettere firmate o anonime per denunciare abusi sessuali che sarebbero stati commessi da sacerdoti: nulla è mai giunto alla curia o al vescovo. Onde favorire l’accertamento della verità – è scritto in una nota – chiunque ne fosse a conoscenza è vivamente pregato di fornirne copia a questa curia per permettere ai competenti uffici diocesani di compiere il proprio dovere». Infine, la nota della diocesi parla di «momento di particolare sofferenza morale e spirituale» e di una comunità diocesana «profondamente turbata nel sentire religioso». Intanto, è partito ieri lo smistamento degli elementi contenuti nel dossier sulla rete di preti gay verso le rispettive diocesi di appartenenza.  Mangiacapra, l’escort autore del faldone di 1200 pagine consegnato la scorsa settimana alla curia di Napoli, sempre ieri è stato ricevuto da padre Luigi Ortaglio, cancelliere arcivescovile. «Ho firmato i verbali – ha affermato Mangiacapra al termine dell’incontro –, da oggi parte lo smistamento ai vari vescovi che, ad ora, non hanno ancora ricevuto nulla, tant'è che le persone di cui parlo nel dossier svolgono ancora le loro mansioni. Sono comportamenti reiterati nel tempo, non legati a un singolo episodio magari accaduto anni fa». Tra le diocesi più coinvolte, secondo Mangiacapra, proprio quella di Tursi-Lagonegro, in Basilicata.

FONTE: IL QUORTIDIANO DEL SUD  02.03.2018

 

SESSO NELLE CHAT SEGRETE DEI PRETI GAY



Nel suo profilo Facebook si presenta come prete ortodosso. “Sotto il saio sei nudo?”, chiede a un certo punto della chat. “Noooo, fa freddo”, risponde il frate cappuccino. “In estate?”, insiste il primo. “Pantaloncini”, la replica. “Pensavo senza mutande”. E siamo ancora alle battute più caste del dialogo, perché un po’ più in là arriva lo scambio di foto delle parti intime e la proposta di un incontro a tre. Meglio in un eremo nella foresta, spiega il cappuccino: “Le chiavi le ho solo io”. Sono conversazioni che rischiano di fare tremare diverse diocesi, quelle contenute nel dossier che Francesco Mangiacapra, l’escort napoletano che in passato ha denunciato il caso di “Don Euro” (vedi articolo qui sotto), ha intenzione di consegnare oggi alla Curia di Napoli chiedendo che ne informi anche le altre curie interessate. Oltre mille screenshot di chat su Facebook, Whatsapp, Telegram e immagini prese da Grindr, il social network utilizzato per incontri gay, raccolte negli ultimi mesi da Mangiacapra o da alcune sue fonti che hanno avuto a che fare con quella che definisce “una lobby gay” all’interno della Chiesa. Il tutto allegato a un elenco di oltre 50 tra preti, appartenenti a ordini religiosi e seminaristi, che secondo Mangiacapra portano avanti una vita sessualmente dissoluta. Non solo le chat erotiche, ma anche sesso a pagamento, frequentazioni di locali per omosessuali, incontri di gruppo, a volte in canonica. C’è per esempio monsignor F. (riportiamo solo le iniziali per proteggere la privacy delle persone citate nel dossier) che, secondo quanto si legge nel documento, si spaccia per un facoltoso diplomatico, viaggia con un autista privato e incontra ragazzi gay conosciuti in chat proponendo contratti di lavoro come autista o ricaricando la loro carta Postepay. Oppure don M., parroco di un paesino della Basilicata, che ha diversi profili su Grindr e il sabato sera sale in auto per raggiungere la Calabria, dove frequenta discoteche gay ubriacandosi e facendo sesso anche non protetto con sconosciuti. Ne esce l’immagine di una Chiesa dalla doppia morale. Quella predicata, che vede il sesso come un peccato e l’omosessualità da bandire. E quella della vita vissuta da diversi suoi ministri, con il sesso come abitudine quasi quotidiana. Da condividere spesso con altri uomini di Chiesa. E i social network a fare da occasioni di incontro, prima virtuali e poi reali. A volte senza prendere nemmeno troppe informazioni sull’identità dell’interlocutore, visto che bastano poche battute per passare dal “grazie” per l’amicizia concessa su Facebook al “cosa mi fai vedere?”. E poi via con le foto o il collegamento video in diretta grazie alla cam. Magari per masturbarsi insieme, come in una chat in cui R., un seminarista che vive a Roma, si riprende sdraiato a letto. E sullo sfondo ha un comò con sopra una croce e una statua della Madonna. Sacro e profano vanno spesso insieme, tanto che anche la Messa può essere un momento per far ballare l’occhio e, magari, cogliere un’occasione.


FONTE: IL FATTO QUOTIDIANO 21 FEBBRAIO 2018

(Seguivano alcune chat che non abbiamo ritenuto opportuno riportare)