GREENACT1.gif

Modarelli.jpgLe note dimissioni presentate da Ranù dalla Presidenza del Consiglio Comunale e il dissenso annunciato dal Consigliere Comunale Mitidieri all’approvazione del prossimo bilancio di previsione continuano ad alimentare il dibattito politico.
Che sia il giusto vulnus per assunzioni di responsabilità o la solita pantomima da teatri di periferia? Agli occhi degli addetti ai lavori si tratta di cogliere la nota dicotomia tra essere e apparire. Quale che sia la reale motivazione o strategia politica che ha spinto il Presidente del Consiglio a dimettersi e al Consigliere Mitidieri di mostrare il suo disaccordo, asserisce il Consigliere Comunale di Forza Italia Gianluca Modarelli, una cosa è certa ed è che questa amministrazione non gode di una maggioranza coesa ed è costretta – e non per la prima volta - a ricorrere a stratagemmi pur di attuare arcani disegni del Sindaco Mascia. Nessuna mente dotata di un minimo di raziocinio, continua Modarelli, può credere alla barzelletta delle dimissioni dalla Presidenza del Consiglio Comunale come diretta conseguenza del dissenso, dichiarato da Ranù, con la programmazione delle assunzioni del personale fondata sul ricorso a graduatorie esistenti piuttosto che su concorsi pubblici. Se così fosse le risposte le avremo nella seduta del Consiglio Comunale del 29 Settembre prossimo avente ad oggetto il bilancio di previsione, dove ci aspetteremo non solo la presenza ma anche il dissenso del Presidente dimissionario unito a quello del Consigliere Mitidieri. A quel punto, continua ancora il Consigliere di Forza Italia, il mio augurio, è che questa amministrazione, fatta di una maggioranza frammentata e contrapposta tra i singoli componenti, indietreggi dalla guida del Paese. Alcune scelte, conclude Modarelli, sono dolorose, ma necessarie ed un sindaco, coscienzioso ed umile, deve prenderne atto se vuole portare avanti con serenità il suo mandato, che dovrebbe avere come scopo il progresso della città e non il monitoraggio continuo di una maggioranza impegnata più nella propria litigiosità che nel bene comune.